L'idea per "Biglietto di andata e ritorno" non nacque da una visita diretta ai sotterranei di Caltanissetta, bensì dai racconti che sentivo narrare fin da bambino dagli anziani del mio quartiere. Storie sussurrate di bocca in bocca, tramandate di generazione in generazione, che parlavano di cunicoli nascosti sotto la città, di passaggi segreti utilizzati in tempi antichi per scopi misteriosi. Mi affascinava l'idea di un mondo sotterraneo, un labirinto oscuro e inesplorato che si estendeva sotto le strade che percorrevo ogni giorno. Le storie che sentivo raccontare erano spesso avvolte da un'aura di mistero e di paura. Si parlava di rumori inspiegabili provenienti dal sottosuolo, di apparizioni spettrali e di cunicoli che sembravano non avere fine. Erano soprattutto i miei nonni e i vicini di casa più anziani a raccontarmi queste storie, durante le serate invernali davanti al camino. Le loro parole, accompagnate dal crepitio del fuoco, creavano un'atmosfera magica e suggestiva. Fu proprio questa eredità orale, questo patrimonio di storie e leggende, a suggerirmi l'ambientazione perfetta per un thriller. L'idea di ambientare una storia di mistero nel sottosuolo "immaginato" della mia città, Caltanissetta, mi entusiasmò subito. Volevo dare voce a quelle voci del passato, dare forma a quei luoghi oscuri che esistevano solo nella memoria collettiva. E devo dire che l'intuizione di ambientare il thriller nei cunicoli di Caltanissetta si rivelò vincente. "Biglietto di andata e ritorno" riscosse un notevole successo, tanto che mi permise di ristampare il libro in nuove edizioni, migliorando il testo e curando ulteriormente i dettagli. L'ambientazione, così particolare e suggestiva, catturò l'immaginazione dei lettori, offrendo loro un'esperienza di lettura unica e coinvolgente. Questo successo, unito a quello di altri miei romanzi come "2012" e "Il codice Moncada", mi portò a raggiungere un traguardo inaspettato: tutti e tre i libri entrarono nella top ten dei libri più venduti in Germania in lingua italiana. Fu una grande soddisfazione vedere il mio lavoro apprezzato anche all'estero e constatare come le storie ambientate nella mia terra potessero appassionare lettori di culture diverse. L'eco di quelle antiche leggende, sussurrate al caldo del camino, aveva varcato i confini della mia città, raggiungendo un pubblico internazionale.
La storia si snoda dentro la sua Caltanissetta e vede Antonio La Mattina come protagonista. Tutto parte da un incubo. Antonio sogna un suo conoscente, Gheppio, morto qualche mese prima, che lo cerca per consegnargli una scatola. Al risveglio, spinto da un'insolita curiosità per quello che sembra un sogno premonitore, decide di contattare Giuseppe, il figlio di Gheppio. Giuseppe avrebbe dovuto, infatti, consegnare una certa scatola al primo dei suoi amici che avesse chiesto sue notizie. Ma cosa c'è mai in questa scatola? Quel che è certo è che il contenuto costringe Antonio ad attingere a tutte le sue risorse per svelare ciò che adesso si propone come un mistero su cui fare luce: Gheppio è davvero morto? Ed ecco cominciare per il protagonista una sorta di corsa contro il tempo e l'ignoto e la sua esistenza, fino ad allora tranquilla, essere pervasa da eventi a prima vista inspiegabili. Ed è anche tramite la soluzione di alcuni enigmi che Antonio dovrà condurre la sua ricerca per far luce sull'amico scomparso mentre, ad alleggerire la tensione della storia, c'è spazio per stralci di vita quotidiana vissuta assieme all'amata Roberta. L'autore porta in tal modo il lettore ad appassionarsi ad una vicenda dove anche il diavolo pare ci metta del suo, tra riferimenti storici e suggestive descrizioni di luoghi, anche quelli più segreti, come gli antichi cunicoli sotterranei della città che i tre si ritrovano ad esplorare nella loro ricerca. E a rafforzare la suspense non a caso i protagonisti, con una gran dose di coraggio, partono da una cappella gentilizia del Cimitero Angeli per scendere nelle viscere della città per quello che si augurano essere un viaggio di andata e ritorno, come recita il titolo.
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